venerdì 22 agosto 2014

#M5S: Di Battista e l'Iraq; e Beppe Grillo pubblica un videomessaggio

 
In questo post torno a parlare del MoVimento 5 Stelle.
Continuano le polemiche nei confronti di Alessandro Di Battista, deputato del M5S e Vicepresidente della Commissione Affari Esteri e Comunitari, per le sue parole utilizzate per commentare la tragica situazione in Medio Oriente (Iraq) e per parlare dell'ISIS pubblicate in questo post sul Blog di Beppe Grillo sabato scorso. Quest'oggi Di Battista ha deciso di commentare ciò che è successo pubblicando un messaggio su Facebook: "Ho ricevuto ogni genere di insulto in questi giorni. “terrorista”, “assassino”, “soggetto pericoloso per la società” [...] Il tutto per aver espresso delle idee, riportato dei fatti e provato a “capire”, un atto che rivendico con tutto me stesso".
Critiche da PD e FI, che chiedono addirittura le dimissioni.
 
Nel frattempo Beppe Grillo ha pubblicato sul suo blog un post dal titolo "L'Italia deve ripartire", nel quale, tramite un videomessaggio, è tornato a parlare, sempre nel suo stile, dell'attuale situazione politica italiana.
In particolare Grillo ha voluto commentare l'operato del Governo Renzi dando alcune informazioni sul lavoro (non)svolto fin qui e criticando la scarsa credibilità del premier, colpevole di non aver mantenuto nessuna delle promesse fatte agli italiani. Inoltre ha elencato alcune delle proposte presentate dal MoVimento in Parlamento (esempio il "reddito di cittadinanza") ma prontamente bocciate dagli altri partiti.
Infine non sono mancate anche alcune critiche nei confronti dei mass-media (le televisioni, i telegiornali, i giornali).
Grillo ha concluso il suo messaggio commentando così le parole di Renzi che ha affermato che il MoVimento avrebbe attinenze col terrorismo: "...vedrò se ci sono gli estremi per chiedergli i danni in nome mio e del popolo italiano.
Vi abbraccio tutti e andiamo verso la catastrofe, ma con ottimismo!".

Siete d'accordo? Cosa ne pensate?

sabato 9 agosto 2014

#M5S, Beppe Grillo: "Sarà una lunga marcia. Ma arriveremo al governo"


Beppe Grillo oggi sul blog scrive: "Sarà una lunga marcia. Ma il M5S arriverà al governo".
Il post inizia con una frase forte ma chiara "Dopo l'abolizione del Senato e il tradimento della Costituzione da parte del trio Napolitano, Renzie, Berlusconi, l'unica forza democratica del Paese è il M5S".
Poi viene ribadito come il M5S sia attualmente l'unica forza politica che opera attraverso gli unici strumenti democratici rimasti, ovvero le leggi popolari e i referendum e che rispetta l'esito referendario dell'eliminazione dei finanziamenti pubblici ai partiti e della pubblicizzazione dell'acqua.
Inoltre viene ricordarto come il M5S, all'interno delle Istituzioni, ha provato in tutti i modi ad affermare una democrazia con la partecipazione autentica dei cittadini. Ha persino provato a migliorare la legge elettorale dialogando col Partito Democratico e Renzi (primo incontro - secondo incontro), ma senza ricevere risposte soddisfacenti.
Grillo conclude scrivendo: "O loro o la democrazia. Non c'è più scelta. Sarà una lunga marcia. Se necessario dovremo convincere gli italiani uno per uno, un porta a porta nazionale, ma arriveremo al governo. Non abbiamo fretta. Con questi golpisti comunque non ci vogliamo più avere niente a che fare". Infine invita tutti gli italiani a prepararsi a partecipare al referendum confermativo per il Senato. Il potere appartiene al popolo, non ai partiti.
 
Luigi Di Maio, parlamentare e Vicepresidente della Camera dei Deputati, ha commentato così su facebook.
 
Siete d'accordo? Cosa ne pensate?

lunedì 4 agosto 2014

Virus Ebola: in Africa continua l'epidemia. Italia non a rischio

Scrissi del terribile virus Ebola già qualche mese fa in questo post.
Nel frattempo, però, l'epidemia ha continuato a diffondersi.
Margareth Chan, direttore generale dell'OMS, l'Organizzazione Mondiale della Sanità, ha messo in guardia contro le conseguenze catastrofiche della diffusione del virus e del rischio di propagazione ad altri Paesi, sottolineando che le forze messe a disposizione a livello di singoli Paesi e internazionale sono tristemente inadeguate.
Il virus Ebola fa sempre più paura. L'OMS ha lanciato l'allarme e ha denunciato un pericoloso crescendo nella diffusione del virus che, anche se difficilmente uscirà dai confini dell'Africa occidentale, potrebbe divenire incontrollabile. Dall'inizio dell'epidemia, lo scorso dicembre, in Africa occidentale ci sono stati 1323 casi e 726 morti, dei quali 57 negli ultimi quattro giorni. L'OMS ha certificato anche il primo caso in Nigeria, che diventa così il quarto Paese colpito dalla malattia dopo Sierra Leone, Liberia e Guinea. "Tra il 23 e il 27 luglio - si legge in una nota diffusa dall'OMS - si è avuto un aumento dell'8,5% dei decessi e del 10% dei casi". La Guinea, il Paese da cui è partita l'epidemia, conta 460 casi e 339 morti, la Liberia 329 casi e 156 morti e la Sierra Leone 533 casi e 233 morti.
Situazione ad altissimo rischio, dunque, ma che non dovrebbe allargarsi fuori dalla regione africana.
Nel resto del mondo, dagli Stati Uniti all'Europa, servono comunque precauzioni, e anche molto serie. Diverse compagnie aeree internazionali, ad esempio, hanno già interrotto i voli per i Paesi interessati dall'epidemia ed intensificato i controlli negli aereoporti.
Per quanto riguarda l'Italia, gli esperti hanno più volte sottolineato che non esiste il pericolo concreto che il virus Ebola possa diffondersi.
Giuseppe Ippolito, epidemiologo e direttore scientifico dell’Istituto nazionale per le malattie infettive "Lazzaro Spallanzani" di Roma, ha spiegato che il Paese è già allertato e che la situazione è sotto controllo. Anche il Ministro della Salute, in una nota, ha affermato che "non c'è nessun rischio Ebola", sottolineando come "il nostro Paese sia ben attrezzato per valutare e individuare ogni eventuale rischio di importazione della malattia".


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venerdì 1 agosto 2014

Clima impazzito, ecco chi ci guadagna

Il giornalista americano McKenzie Funk ha scritto un libro, Windfall. The booming Business of Global Warming, nel quale ha documentato, dopo un lavoro di ricerca durato sei anni, come stia crescendo il "business del disastro climatico", miliardi in arrivo per chi scommette su scioglimento dei ghiacci, inondazioni, carestie, incendi, siccità ed altri disastri naturali dovuti al riscaldamento globale.
 
 
Ma chi sono i soggetti interessati a questo catastrofico business?
Sono le società petrolifere, industriali, finanziarie e di assicurazioni; fino ad arrivare ad alcuni Stati.
La buona notizia è che finalmente alcune di queste società ed Istituzioni credono che il cambiamento climatico esista; la cattiva è che non hanno nessuna intenzione di contrastarlo, perchè hanno capito che ne ricaveranno moltissimi soldi.
Facciamo qualche esempio.
Ci sono alcune compagnie energetiche e minerarie che hanno già iniziato a sfruttare gas, petrolio, carbone e metalli che il ghiaccio artico in ritirata sta rendendo accessibili. La cosa sconcertante è che a guadagnare sono spesso Nazioni e corporation che hanno fatto di tutto per ritardare l'azione contro il cambiamento climatico, e che ora ne colgono i frutti, indifferenti anche al fatto che così, non solo mettono in pericolo l'incontaminato ambiente artico, ma aggiungeranno anche altra CO2 all'aria, il che scioglierà altro ghiaccio, rendendo accessibili ancora più risorse, in un pericoloso circolo vizioso. C'è poi chi sta producendo dissalatori di acqua marina, un settore in pieno boom in Paesi come Israele, Arabia Saudita e Australia. O chi costruisce dighe e argini contro alluvioni e crescita del livello del mare, o addirittura isole galleggianti artificiali in luoghi dove quelle attuali verranno sommerse. Non mancano poi fondi speculativi che propongono di investire nell'acquisto di terreni in Africa, in previsione di future carestie, o nel "petrolio del XX secolo", cioè l'acqua dolce. Alcune società acquistano diritti di irrigazione in aree soggette a frequenti periodi di siccità, rivendendoli con grandi profitti quando le piogge mancano. Persino le compagnie di assicurazione, per ora, guadagnano dal global warming, aumentando i premi per le persone che vivono nelle aree a rischio.
"Ecco il mondo che ci aspetta" afferma Funk, "dove l'adattamento ai danni del cambiamento climatico sarà appannaggio dei Paesi o individui ricchi, mentre i poveri, che non sono certo i responsabili del problema, ne subiranno i danni".